LA CONQUISTA DEI DIRITTI “DAL BASSO”.
Introduzione alla Legge catalana sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis. Primo passo legislativo verso la normalizzazione del consumo di cannabis in Catalogna e Spagna?
Autor: Paolo Scalia
- A) PREAMBOLO:
Lo scorso 28 giugno, durante l’assistenza alla sessione plenaria del Parlamento Catalano, in occasione dell’approvazione, con 120 voti a favore ed 8 contrari,della Legge sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis, non si puó nascondere che la soddisfazione personale e professionale di chi, come me, insieme ai collaboratori e promotori e soprattutto firmatari della “Rosa Verda”, era riuscito a portare a termine una prima fase importante in prospettiva di una normalizzazione del consumo di cannabis all’interno delle nostre societá ed aprire nuovi percorsi verso la legalizzazione del cannabis e del suo consumo ed usi, è stata veramente tanta.
Grazie ad un’iniziativa legislativa popolare del marzo del 2015, la cosiddetta “ La Rosa Verda”, “Iniciativa Legislativa Popular de Asociaciones de Personas Consumidoras de Cannabis de Catalunya” (ILP “La Rosa Verda”), presentata dall’Observatorio Civil de Politicas de Drogas”, e soprattutto attraverso la raccolta di 67.500 firme, oltre il minimo richiesto delle 50.000 firme necessarie per la presentazione, è stato possibile in Catalogna la presentazione di un progetto di legge di iniziativa popolare, in sincronia con l’impegno ed il compromesso permanente di attivisti sociali, giunte direttive delle associazioni, soci, federazioni e professionisti vari (avvocati, medici, ingegneri, periti agronomi, per esempio). Cosí la Comunitá Autonoma di Catalogna si è dotata di un contesto normativo all’avanguardia europea, proponendo una normalizzazione delle attivitá vincolate al funzionamento di un Club o di un’Associazione di Consumatori di Cannabis.
A parte la necessitá di regolare il consumo privato e condiviso all’interno di questi spazi associativi, questa legge permette di coltivare, trasportare e distribuire il cannabis con criteri giuridici prefissati che hanno tolto quell’alone di “alegalitá” che aveva caratterizzato il fenomeno associativo cannabico in Catalogna. Una proposta di legge che è stata costruita dal basso, attraverso gli orientamenti ed i suggerimenti degli stessi soggetti involucrati nella gestione quotidiana di questi club/associazioni cannabiche, frutto della discussione e del riconoscimento dei diritti umani intesi come necessità storiche dei coltivatori e dei consumatori volontari ma ancor di piú dei consumatori terapeutici, all’interno di un contesto geo-politico mondiale dove le politiche proibizioniste hanno mostrato tutti i fallimenti ed i danni causati dallo loro irrazionalita.
L’ Iniziativa di Legge Popolare sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis (“LA ROSA VERDA) è esempio di un testo normativo che legittima la crescita “dal basso” di una coscienza sociale piú aperta alla regolamentazione di una pianta millenaria, qual’è la marijuana, diffusa in varie culture vincolata a diversi usi, e proibita solo nel secolo XX, per interessi economici e politici, mascherati da proibizioni mediche-morali.
Catalogna dimostra all’Europa ed al mondo intero, invece, di come sia necessario capire e costruire un clima educativo – pedagogico piú razionale intorno ai diversi significati che la presenza di una pianta curativa ed, in alcuni casi, psicotropica assumono nelle nostre societá. E tutto ció avviene in sintonia temporale con i cambi legislativi antiproibizionisti che, dagli Stati Uniti all’Uruguay, dal Portogallo alla Repubblica Ceca, hanno aperto alla necessitá, in altre realtè geografiche, di abbandonare la logica proibizionista della repressione e distruzione delle sostanze, e prova a controllare il fenomeno del consumo di cannabis, come pianta stupefacente, con criteri di rispetto delle esigenze degli stessi consumatori, intese queste come il diritto a potersi approvigionare in contesti legali, dove la marijuana è garantita nella sue qualitá sin dal momento della coltivazione, passando per la distribuzione all’interno delle Associazioni.
Si presenteranno in quest’articolo i punti principali della normativa per provare a dare un’idea, ai lettori e lettrici italiani e chi possa essere interessato in questa esperienza, di come si amministra un’Associazione di Consumatori di Cannabis.
- B) Spazio privato e consumo condiviso di cannabis: cos’è un’Associazione di Consumatori di Cannabis? E quali sono le finalitá di un ‘Associazione di Consumatori di Cannabis?
“I club sociali di cannabis sono associazioni senza fine di lucro che si forniscono da sè e distribuiscono cannabis tra i suoi soci – consumatori terapeutici y/o ludici – , tutti maggiorenni ed in un ambito privato, riducendo i danni associati al mercato clandestino ed a determinati usi del cannabis”.[1] Questa è una prima definizione legale, che appare nell’ordinanza municipale della cittá di San Sebastian-Donostia (Paesi Baschi-Euskadi).
Non è una casualitá che appaia in un ordinanza amministrativa locale, in quanto, negli ultimi anni, varie cittá, Barcelona, San Sebastián, Alicante, Girona, per esempio si sono dotate di una legislazione atta a riconoscere le corrispondenti licenze amministrative per le attivitá di esercizio delle associazioni cannabiche, con la previsione di criteri urbanistici (per esempio, distanze da scuole e da centri medici) e di tutti i requisiti necessari per un locale che sará adibito ad ospitare un Club.
Un’Associazione destinata a consumatori di cannabis, quindi, sará uno spazio privato e confortevole dove i soci potranno disporre di una quota della coltivazione di cannabis, secondo il contratto associativo da firmare al momento dell’adesione, quota il cui limite di previsione è stato stabilito in 60 grammi al mese (abbassato a 20 grammi per i soci compresi tra i 18 ed i 21 anni), con un limite quotidiano di ritiro di 2 grammi al giorno, limiti inesistenti per chi consuma il cannabis con prescrizione medica per cui prevalgono le esigenze terapeutiche del socio.
E, se giá nel Preambolo della Legge sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis di Catalogna (LACC), pubblicata il 5 luglio (https://www.parlament.cat/web/documentacio/publicacions/butlleti-bopc/index.html) possiamo leggere come “Il consumo di cannabis, da parte di adulti, nell’ambito privato, sia per motivi ludici o per motivi terapeutici, è una opzione che forma parte dell’esercizio del diritto fondamentale allo sviluppo libero della personalitá, del diritto alla libertá di coscienza e di disporre del proprio corpo, cosí come del diritto alla salute ed a scegliere le terapie ed i trattamenti piú adeguati allo stato di salute di una persona”, tra le tante motivazioni politiche ed ideologiche antitetiche al proibizionismo, giá nell’articolo 1 “Oggetto”, troviamo esposta in maniera chiara ed univoca la finalitá della legge, quando si statuisce che “L’oggetto di questa legge è stabilire il regime giuridico delle associazioni di consumatori di cannabis e dei loro club, la regolamentazione di tutte le attivitá compiute, i diritti e doveri dei soci,ed anche i meccanismi di controllo e di ispezione della loro attivitá dal punto di vista della salute pubblica, con la finalitá di prevenire i rischi inerenti al consumo di cannabis e ridurne i danni”.
L’articolo 4 della LACC, all’interno delle “Definizioni”, fissa i concetti di a) “associazione di consumatori di cannabis, b) consumatore di cannabis, c) club di consumatori di cannabis, d) autofornimento.
Secondo a), il concetto di “associazione di consumatori di cannabis” presentato nella legge coincide con la stessa delimitazione retorica giá usata dal Comune di San Sebastián – Donosti: “I club sociali di cannabis sono associazioni senza fine di lucro que si forniscono da sè e distribuiscono cannabis tra i suoi soci – consumatori terapeutici y/o ludici – , tutti maggiorenni ed in un ambito privato, riducendo i danni associati al mercato clandestino ed a determinati usi del cannabis”.
Secondo b), il “consumatore di cannabis” è la persona maggiorenne che decide consumare cannabis in maniera volontaria o ne ha bisogno per motivi terapeutici.
Secondo c), il “club di consumatori di cannabis”, è lo spazio d’ambito privato gestito da un’associazione di consumatori di cannabis, que compie le condizioni idonee per il consumo di cannabis da parte dei suoi membri e dove si svolge fondamentalmente suddetta attività.
Secondo d), l’autofornimento è costituito dal complesso di “azioni condotte da una associazione di consumatori di cannabis destinate alla produzione per mezzo della coltivazione ed il trattamento della cannabis, al trasporto ed alla distribuzione della cannabis in maniera esclusiva per il consumo individuale ed intrasferibile dei suoi soci e sempre nell’ambito dell’associazione”.
- C) Coltivazione, trasporto e distribuzione della cannabis: criteri normativi principali della Legge sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis in Catalogna.
In Spagna la legislazione penale è molto progressista rispetto al altre realtá europee, come Francia ed Italia, riguardo alla penalizzazione delle condotte sanzionate in tema di controllo delle sostanze stupefacenti. Senza entrare in dettagli tecnici-giuridici, basti dire che, ex art. 368 del Codice Penale Spagnolo, il consumo personale-privato non è considerato un illecito, cosí come il consumo condiviso tra un gruppo di persone, consumo privato-personale e consumo condiviso, quindi, non sono condotte penalmente rilevanti.
Si configura l’illecito penale quando il processo di coltivazione, fabbricazione e distribuzione è destinato al traffico delle sostanze stupefacenti, cioè alla distribuzione incontrollata nel mercato clandestino tra consumatori-destinatari completamente estranei alle fasi di coltivazione e produzione.
Ma chi coltiva cannabis per soddisfare il proprio consumo e /o chi coltiva cannabis per conto di persone giá identificabili sin dall’inizio della coltivazione fino alla distribuzione finale non corre rischi di sanzione penale. Su questi principi si sono sviluppate le attivitá delle quasi 1.000 Associazioni presenti su tutto il territorio spagnolo.
Adesso, per le 400 Associazioni presenti sul territorio catalano e per le prossime che si potranno aprire rispettando i criteri amministrativi-urbanistici, la Legge sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis di Catalogna prevede i criteri precisi da rispettare affinchè le attivitá di coltivazione, produzione e distribuzione di cannabis siano legali.
Andiamo a vedere cosa stabilisce la legge catalana nel suo Capitolo V, dedicato all`”Autoapprovigionamento”.
Come si specifica nell’articolo 18, al primo comma, “L’Associazione di Consumatori di Cannabis è l’unica che ha la facoltá di coltivare la cannabis, che si deve destinare al consumo esclusivo ed individuale di ogni socio iscritto nel programma di autoapprovigionamento”. Fra l’altro, si prevede che l’Associazione contratti un perito agronomo che dovrá controllare ogni coltivazione e certificare che le quantitá prodotte siano proporzionali alle quantitá necessarie per il consumo dei soci, ed in rispetto al limite massimo di 150kg per anno.
Al tempo stesso, un’Associazione dovrá controllare, ogni sei mesi, la richiesta effettiva proveniente dai soci.
Si segnala come sará competenza del regolamento da emanare in un prossimo futuro per l’attuazione e la definizione specifica di alcuni aspetti normativi della LACC, per esempio, come avverrá la comunicazione del luogo di coltivazione alle autoritá competenti, o le condizioni medioambientali per le coltivazioni.
L’articolo 19 disciplina il “Trasporto”, che si svolgerá sotto la certificazione legale degli organi di governo dell’associazione e che prevede che si possano trasferire dal luogo di coltivazione all’associazione le quantitá di cannabis previste secondo il Registro di Trasporto. Il Regolamento della Legge stabilirá le caratteristiche e le modalitá dell’imballaggio, cosí come le informazioni dettagliate sul tipo di cannabis e la tracciabilitá del pacco.
L’articolo 20 stabilisce le condizioni della “Distribuzione del cannabis”, che si deve svolgere “all’interno dello spazio privato, sempre dentro l’associazione, con accesso restringito ed esclusivo solo per gli associati, e destinato esclusivamente al loro consumo personale. Il comma 2 prevede che “Gli associati non potranno trasferire a terze persone la cannabis que è ritirata a titolo personale”.
Sono previste all’interno di questo articolo i limiti di autoapprovigionamento previsti in 60 grammi al mese per chi ha piú di 21 anni, ed in 20 grammi al mese per chi è compreso nella fascia d’età tra i 18 ed i 21 anni. Peró, nel comma 4, si stabilisce un’eccezione ai limiti per i consumatori terapeutici: “La quantitá massima di cannabis di cui dispongono i soci puó essere incrementata se il consumo è dovuto a motivi terapeutici. La maniera di giustificare questa condizione ed i termini in cui si dovrà sviluppare il consumo terapeutico saranno stabiliti con regolamento.”
Ed infine, nell’ultimo comma, si prevede che,dal momento dell’avvenuta iscrizione del socio alla prima ritirata di cannabis da parte dello stesso socio,
dovranno trascorrere 15 giorni, eccetto il caso di consumatori terapeutici. Questa misura è stata inserita per scoraggiare il fenomeno del “turismo cannabico”, diffuso in cittá come Barcellona, per esempio.
- D) Conclusioni
In quest’articolo abbiamo cercato di presentare alcuni principi cardini su cui si appoggia la legalizzazione del funzionamento di un’ Associazione Cannabica in Catalogna, grazie all’approvazione della Legge sulle Associazioni di Consumatori di Cannabis, cosí regolando un fenomeno molto complesso, come l’uso ed il consumo di una sostanza stupefacente. Però la scelta di legalizzare le associazioni offre una possibilitá storica rilevante, quella di dare visibilitá e rispetto ai diritti, considerati come necessitá storiche, dei consumatori e consumatrici di cannabis affinchè cadano definitivamente i falsi topici del proibizionismo e si dia spazio, definitivamente, a politiche sulle droghe che sviluppino una educazione ed una comunicazione vincolata alla razionalitá scientifica dell’antiproibizionismo e non ai dogmi indiscutibili di un proibizionismo che continua ad arricchire le mafie di ogni parte.
Perció non posso chiudere quest’articolo senza, ancora una volta, esporre i dovuti ringraziamenti a tutti i soggetti che hanno permesso l’esistenza di questa legislazione, ed in particolar modo LA ROSA VERDA (http://www.larosaverda.org/que-es-la-rosa-verda-2/), l’ Observatorio Civil de Politicas sobre Drogas (http://observatoriocivil.org/) e, personalmente, Oriol Casals Madrid, Direttore della campagna di diffusione e rappresentante della Commissione Promotrice de “LA ROSA VERDA” ed avvocato dello Studio Casa Paraula (http://casaparaula.com/), dove, giorno dopo giorno, aiutiamo i nostri rappresentati e clienti a gestire le loro associazioni con sempre maggior sicurezza giuridica e possibilitá di sviluppare le iniziative vincolate alla gestione in un ambito di legalitá e legittimitá.
[1] Ordinanza municipal che regola l’ubicazione dei club sociali di cannabis, Bollettino Ufficiale di Guipuzcoa, 18 novembre di 2014.